‘DOPO LA FINE DELL’ARTE’ E L’ARTISTA ‘BRAND’

L’artista famoso oggi è un artista star, è come un brand molto più iconico dell’artista famoso anhe solo  50 anni fa.ART ADVISOR ITALIA

ART ADVISOR ITALIA Artisti come Damien Hirst, Tracey Emin, Jeff Koons, Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, Anish Kapoor, Maurizio Cattelan  sono premiati con una popolarità degna delle star del cinema , sconfinano nelll’ambiente della moda e del rock .

Basti citare la collaborazione di Jeff Koons con Louis Vuitton . La moda ha una ricerca estetica che va oltre il valore d’uso di un oggetto, è un valore simbolico. L’arte dovrebbe andare oltre a questo : va oltre l’effimero perché esprime valori, esprime idee. Viene da chiedersi se in queste contaminazioni sia più il brand della moda a imporsi sul valore d’arte o viceversa.

Questa contaminazione verso il brand e lo star system  è figlia di un movimento che non può non essere citato per capire come si è arrivati a questo punto : la Pop art.

Secondo Arthur Danto , dopo l’esposizione del ‘brillo box’ in un museo l’arte era morta. La fine dell’ arte, era da intendersi come fine della storia dell’arte. Il che non significa che l’ arte non possa proseguire il suo cammino, ma che  ha ora raggiunto finalmente quel grado di  libertà che ne favorisce sviluppi plurilaterali, e non  più un corso in un’unica storia. Oggi l’ arte  si sviluppa in tutte le direzioni.

La Pop Art, dunque,  ha portato a termine quel compito storico di indagare sull’ essenza dell’ arte, su cui si erano scontrate le  avanguardie.ART ADVISOR ITALIA

Brillo Box,  avendo reso accettabile che qualsiasi cosa o rappresentazione possa avere il ruolo di opera d’ arte, ha reso gli artisti  liberi di correre ciascuno nella direzione che vuole e i percorsi dell’arte oggi  si diramano in tutte le direzioni.

Con la Pop Art, quello sviluppo della storia dell’ arte, in cui si sono alternate avanguardie ciascuna delle quali alla ricerca dell’ essenza dell’ arte, si arresta. Si è arrivati a quello che Danto ritiene  l’ essenza dell’ arte e cioè il suo “aboutness”, l’ essere-a-proposito-di .
Questo processo, culminante con Pop Art e Brillo Box, comporta, secondo Danto, l’ affrancamento dell’ arte dalla filosofia e dalla storia. Di morte dell’arte, peraltro,  se ne parla da un secolo, ma in realtà non muore mai : cambia.  Cambia pelle; dal momento in cui una scatola da supermarket è entrata in un museo, l’arte ha subito uno scossone. Eternità ed estetica l’hanno subìto, in primis.

Si può fare un paragone fra l’idea sostenuta da Danto e quella  di Fukujama negli anni Novanta, per il quale con la democrazia ed il libero mercato la storia è finita. Come i paesi democratici e liberali infatti non confliggono tra di loro e convivono pacificamente, così non esistono più avanguardie che si danno il passaggio del testimone, ma molteplici direzioni contemporanee nel mercato, sempre più rilevante, sempre più aberrante, sperequato, distonico.

Un mercato in cui appunto il brand prevale, e l’artista iconico di oggi è egli stesso BRAND. ART ADVISOR ITALIA 

Facciamo un esempio per tutti.

Hirst valeva 100 milioni di sterline a 40 anni : Warhol e Picasso polverizzati in un battito di ciglia. La sua frase è “trasformarsi in un nome di brand è importante : è il mondo in cui viviamo “.

Ha lavorato su un binomio classico : vita e morte, eros e thanatos ;da lì, però, s’è mosso in chiave spettacolare .

Prima con ‘A thousand years’, con animali in decomposizione, poi con lo squalo, quello che ha dato il titolo al testo ‘Uno squalo da un milione di dollari’, di Donald Thompson. Ha poi messo in scena le  pillole con cui ci curiamo e avveleniamo, poi le farfalle eteree simbolo di vita breve.

Sono tutte opere che esprimono la forza del pensiero di Hirst, la sua idea di morte e dissoluzione, ripresa da Francis Bacon, ma anche la disperata ricerca di un senso legato al ciclo delle cose e alla loro ineluttabilità.

 

Emblema di un’epoca è il teschio ricoperto di diamanti , ‘For the Love of God’

Si tratta di  un cranio umano gothic-rock-pop che pare rivestire, in modo glamorous quanto  beffardo,  una danza macabra medievale. La pietra più grande è l’ emblema dello sciupìo vistoso, quasi a strizzare l’occhio all’idea di spreco come di  effimero che passa e allo stesso tempo quasi a fare un rito apotropaico contro la morte, rendendola bella, preziosa, addirittura appetibile.. Spiega Hirst che in Inghilterra, “Per l’amor di Dio” ha due significati, quello letterale, e cioè, che tu agisci per far piacere a Dio, ma è anche un’esclamazione, tipo “Per l’amor di Dio!”, quando fai qualcosa di sbagliato. Te lo direbbe tua madre se rompi un piatto: “Per l’amore di Dio, perché lo hai fatto?”.

E’ iconico e ironico, ha entrambi i significati. Il teschio lo è : è quasi rock, ma costa come niente al mondo; è iconico come il teschio della Trinità di Masaccio, ma beffardo come una pietra così vistosa da sembrare finta. E’ un Totem sacro che fa  una risata .

Hirst ha, poi,  ideato una mostra a Venezia in cui si  è inventato un vascello fantasma e ha fatto dello storytelling un punto di fuga, per dire che tutto ciò che vuoi che sia vero, lo diventa, compreso un tesoro ritrovato, che invece è un ‘invenzione per permettergli di creare busti ispirati alle Barbies e omaggi a Topolino e a Andy Warhol ( non a caso ): ‘The treasure from the wreck of the unbelievable’ è la mostra  in cui il gioco fra realtà e finzione è più che mai erede di Duchamp e più che mai post moderna e francamente irresistibile.

 

E’ solo una grande  astuzia commerciale con l’iniziale sostegno di Saatchi ?

No , per il filosofo Josè Jimenez queste provocazioni non sono inferiori alla portata che ebbe la ‘Fontana’ di Duchamp nella seconda decade del Novecento o al ferro da stiro chiodato di Man Ray : corto circuiti mentali che ridisegnano il ruolo dell’artista contemporaneo ma oggi, anche, lo ‘brandizzano’, proprio perché il sistema in cui viviamo è quello della moda e dello star system.

Hirst ha affermato che amava avere  una fabbrica ( come Warhol con la factory ) che producesse i suoi lavori, ma non una fabbrica di idee.

L’idea, è tutto. L’idea va preservata. Ecco perche’ lo squalo ha un altro titolo , che obblighi a ripensare il suo significato : ‘L’impossibilità fisica della morte nella testa di un essere vivente’ .

Ecco il brand : c’è Damien Hirst che produce dei Damien Hirst. Come Prada o Gucci : solo che per goderne, si paga di più. Si compra il nome, l’idea. Ma si compra un’idea immortale, fuori tempo, fuori spazio, fuori trend.

Quella di Hirst è’ il gioco di meditazione sulla morte che va da Duchamp a Warhol, in chiave contemporanea. Il teschio è il punto d’arrivo della sua estetica della morte in chiave contemporanea. “Mi sono sempre piaciuti i teschi, da quando la mia ragazza mi disse: “Non puoi fare teschi? sono troppo affascinanti”, e mi ha fatto venire voglia. Ecco perchè ho realizzato quello coperto di diamanti. Penso che non ci siano limiti al fascino di un teschio, ho una casa in Messico , là amano i teschi. E mi piace continuare a farli anche quando saranno fuori moda e poi alla moda e poi fuori moda”. Si diceva , appunto, brand…

Koons è  festoso, si muove in un universo più ludico, la Emin su un universo pop-psicanalitico di scrittura di diario privato, ma la falsariga è il brand.

Pendiamo dai sorrisi fiorati di  Murakami : Brand e icone , con dei salti nella performance quasi a scardinare  l’ordine fisico di una vita invasa da etichette. Fisicità che non a casa  in Hirst è  appunto preponderante, anche nel modo di vedere e recepire l’opera :  in una visione certamente più fisica che emotiva per lo spettatore  ( come  era  invece dall’ Impressionismo). Arte ‘flesh&bones’, si potrebbe dire, quasi alla lettera, dato l’uso di cadaveri e teschi come nemmeno in una ‘vanitas vanitatum’ medievale o secentesca.

Per capire se l’arte sia oggi un fatto di imprenditorialità, una vocazione , una filosofia estetica  o un grande  intrattenimento, c’è il magnifico testo di Sarah Thornton, ’33 artisti in tre atti’ . Di questo libro,  Orozco ha detto ‘ eravamo tutti in biancheria intima quando ci ha intervistati; alcuni di noi sno riusciti a mantenere le calze’.

Ecco, mettere  a nudo il sistema e i suoi attori per scoprirne i talenti, le zone d’ombra, in un intimate circle affascinante come un romanzo, è un gioco molto importante, che riconduce al pensiero di Danto : l’arte è fuori dalla storia e viaggia libera, fra mille contraddizioni.

https://www.thearttime.com/it/art-contemporary-reviews-and-interviews/

 

 

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BARBARA MATERA. ASTRATTISMO MATERICO

Il contemporaneo, dal XX secolo ad oggi, è sostanzialmente  universo astratto ( cioè abbandono della rappresentazione )   o sfondamento della tela ( fino al passaggio alla realtà fisica e all’ambiente ) .

Nel caso di Barbara Matera, artista italo americana che si è formata all’ Accademia di Belle Arti di Bologna, l’arte è costituita di frammenti astratti fortemente materici, in uno suggestivo yin e yang in cui spirito e materia, idea e oggetto fisico duellano in uno scontro che è armonioso anche se dinamico.

C’è, nelle sue opere, una tensione cromatica supportata dalla consistenza spessa della superficie, una tensione però priva di  pericolo: ci si trova su  una corda tesa fra la quiete zen e il movimento delle forze naturali, fra azzurri, blu cobalto e grigi ultramarini che hanno una dimensione di spazio  onirico, emotivo, ma  noetico e  logico allo stesso tempo.

Se prevalga la ragione o il sentimento in un quadro dell’artista  è quasi un affare dello spettatore, la sua ricerca si muove e si concentra sui materiali che incarnano l’idea, panorami dell’animo o della mente a seconda di come si voglia leggerli. In una parola è un’arte  libera di ‘vagare’, ma che lo fa parlando un linguaggio chiaro, lineare, perfino concreto.

Si è difronte a opere che rimandano a una tela qualsiasi dell’Espressionismo Astratto, di Rothko in primo luogo, in cui  vengono in luce, come in quei pittori,  le energie primarie, la soggettività dell’autore, una pittura “della profondità” che rinasce attuale e nuova, pur con rimandi inequivocabili a quella scuola newyorkese.

Come in quella scuola, si resta sulla tela ma si tende a uscire oltri i margini, non si esce fuori dal supporto cartaceo, mediante una performance, ad esempio, ma si ‘performa’ sulla carta, si lascia che lo spazio tenda a sconfinare, che il colore goccioli, che i nodi del materiale – feltro si intrichino autonomamente come fili di pensieri sparsi, ma controllati.

Sono opere come campi di energie circolanti, come degli ‘happened’ catturati nel momento della loro epifania, in una fame di sconfinamento a volte evidente, a volte trattenuto ( in linee geometriche  lunghe e strette),  in  una pittura che si cristallizza sul supporto come una perla della collana del tempo bergsoniano, frammenti di un ‘continuo’ che non è spezzato, ma colto in parte .

Gli intrichi filamentosi di feltro, l’ingarbugliamento dei materiali morbidi uniscono la forza dell’emersione di energie profonde primarie ( l’Es di Freud, tout court) alla sussistenza corposa della materia reale che rivendica un posto primario, pulsante quanto le energie eteree della mente e delle emozioni. Gli impulsi emotivi questo significano, letteralmente : muoversi fuori e muovere fuori, incarnarsi in superficie e portare in superficie quelli dell’artista e dello spettatore.

Laureata in sociologia, il rapporto fra gli uomini e fra l’uomo e l’ambiente sono il fulcro tematico della ricerca artistica di Barbara Matera: anche quando resta sulla tela, senza realizzare installazioni o performance o video art di cui si è spesso occupata, il collegamento con lo spazio là fuori, con il mondo reale, con l’ambiente che si vive è dietro l’angolo, oltre il campo visivo e oltre la bidimensionalità della tela.

Per l’artista, l’arte può e deve provocare consapevolezza, cambiamento e porre in relazione persone e cose.

La materia, come nell’Arte Povera, è il primo passo per parlare al cuore dell’uomo e rievocare, portare a galla, causare ‘appartenenze’. Il supporto è carta fatta a mano con lana cardata o in tela di lino e il feltro dai colori lacustri, marini e siderali si appoggia sulla superficie riportando alla luce memorie Rothkiane, ma anche il ‘qui e ora’ di un’estetica quotidiana fatta di  stracci, di corde, di sacchi o appunto, semplicemente, di feltro.

Si ricerca un’arte che va all’origine della vita,  delle energie che la governano e dell’Io profondo che determina emozioni e azioni dietro le quinte.

Per questo è un’arte che entra sottopelle, che si tocca, che ha spessore ma anche che ‘ci tocca’, aprendo la mente ad infinite connessioni con l’ ‘Oltre’, fatto di fondali marini, di melme lacustri, di cieli, in una parola  di Infinito. La natura e i ricordi e i rapporti che l’uomo  ha con lei, in tutte le sue sfaccettature, sono il punto di fuga  a cui queste opere tendono, con un’ intensa vibrazione di energia in ogni nodo, in ogni intrico, in ogni curva o retta davanti al nostro sguardo.

ROBERTA GUIDUCCI

 

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SPIEGA LE ALI: CONNESSIONI ARTISTICHE, KLEIN-PEDRINI, ENERGIA COSMICA E LIBERTA'

fotografia di Omar Pedrini: Giovanna Tagliati .

ALI FRA ARTIVISIVE E MUSICA ROCK

L’arte è fatta per sorvolare. Per sbarazzarsi della polvere della vita quotidiana e volare alto.

La musica è spirito senza corpo, disse Shopenhauer.

‘Dammi le ali, dammi spazio’, ha scritto David Bowie, più di recente, in una canzone.

Ali: un simbolo immortale di qualcosa di “alto”, puro e cosmico.

Mescola tutti questi elementi e avrai una connessione perfetta tra arte visiva e musica; una connessione fatta di libertà, essenzialmente.

C’è un grande amore per l’Anarchia e l’energia cosmica, in Yves Klein e nella rockstar italiana Omar Pedrini.

Nessuna regola, ma libertà, sentimenti, vivere la vita nella sua essenza.

A colori e in rock’n’roll.

Yves Klein è uno degli artisti più simbolici di una ricerca spirituale nelle arti, mescolando musica e pittura: mentre un’orchestra suonava una musica orientale (Klein era incantato dai valori zen), le sue modelle, dipinte con il suo affascinante pigmento BLUE KLEIN, lasciavano tracce su carta chiamate “antropometrie”, per celebrare uno stato immateriale di leggerezza, energia cosmica, vita che è “in atto”.

Come in un concerto, dove l’energia scorre  dinamicamente, nell’arte di Klein tutto è nell’ “happening”, essendo i suoi dipinti (le antropometrie), per lui, le ceneri  della sua arte ( una sorta di memoria dell’energia passata ).

Energia, musica, istinti primari. Voleva che l’arte fosse immateriale: essere e non apparire.

C’è qualcosa di più vicino alla musica di questo?

È tutto così evidente nelle tracce delle sue “ali blu”: ali umane, come quelle della Nike, in una sorta di “slancio vitale”, un’ode visiva per volare sul mondo materiale. Così anni Sessanta / Settanta.

fotografia: Giovanna Tagliati

Anche la musica lascia tracce nell’anima: ecco perché puoi vedere due chitarre con le ali sulla maglietta di una vera e ispirata rockstar italiana , Omar Pedrini, una chitarra come un angelo rock gotico.

Sono il simbolo di quel tipo di energia che Klein cercava. In entrambi i casi sono simboli della stessa ricerca: cercare la leggerezza, contro la gravità,” nuotare nell’aria”, proprio tra le braccia dell’ispirazione artistica.

Le canzoni di Pedrini parlano dell’ispirazione tratta dall’energia libera della natura: “vado via con me verso oriente”, “sarò acqua che si disseta da sé, io e me, vento che si rincorre“.

Yves Klein ha dichiarato: “Desidero giocare con i sentimenti umani, con la loro morbidezza” “Ho dipinto alcune superfici monocromatiche solo per ‘vedere’ con i miei occhi ciò che la sensibilità esistenziale mi ha concesso: energia, mari, cieli, libertà”.

Quanti elementi comuni al di là di tempi e arti diverse: spazio, elementi naturali, emozioni nel suono o nei colori.

A volte l’arte visiva è spirituale e la musica, viceversa, dà visioni. Queste sono le grandi connessioni che le diverse Arti possono generare.

 

Il giorno è blu

il silenzio è verde

la vita è gialla;

tracce di luce,

linee, e non finisce mai … YKlein

 

Antropometrie, Yves Klein,

Omar Pedrini, foto di Giovanna Tagliati.

 

 

 

 

 

 

 

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Partecipazione a: STREET TALK di ANDREA VILLANI, 26/08/2018

La decima puntata della trasmissione televisiva STREET TALK di ANDREA VILLANI, condotta dallo scrittore  Andrea Villani, girata a SALSOMAGGIORE (PARMA) e trasmessa in tutta Italia su sky 903 e altre emittenti,  mi ha visto ospite in qualità di ART ADVISOR, per parlare di Arte, mercato, artisti iconici e donne nell’Arte, all’interno di una serata dedicata alla ‘sinestesia’ e alla connessione fra le arti.

Presenti come ospiti di punta  per la musica Omar Pedrini e per la letteratura Federico Scarioni, a presentare insieme il libro ‘Cane Sciolto’ sulla vita e l’arte del talentuoso ed eclettico musicista.

L’arte contemporanea nasce per abbattere barriere e in questo ambito si è fatto il possibile, sotto la guida brillante e ironica del conduttore,  per appassionare il pubblico  all’idea di un dialogo aperto fra i diversi generi e le diverse arti.

 

 

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Mercato dell’arte: art market conference, 4/09/18 e 25/05/2020

Conferenza di  mercato dell’arte, Londra 4/09/18

Molta arte ispira perchè è come una sorta di scommessa : cambia la nostra percezione, è come bussare alla porta, una porta aperta su visioni differenti, differenti approcci all’arte stessa, alla vita, all’identità, alle relazioni.

In questa sezione, un po’ di arte ispirante di diversi artisti, periodi e Paesi. In comune, un fattore molto potente : il pensiero differente.

 

mercato dell’arte, conferenza

 

Donna impegnata e collezionista brillante, Valeria Napoleone era ospite alla conferenza del mercato dell’arte a Londra il 4 settembre 2018 .

Ha pronunciato le migliori parole che un collezionista possa pronunciare :  ‘non compro per investimento. Compro quello che credo abbia qualità artistica, compro l’eccellenza. Compro ciò che mi piace e ciò che amo‘.

In un mercato in cui la parole d’ordine è la regola del ‘nobody knows’, inerente all’imprevedibilità di valori e quotazioni, la cosa migliore è comprare perchè ci si innamora dell’ opera e perchè si crede nell’opera. Il mercato dell’arte è migliore quando queste parole chiave guidano le scelte.

Maggio 2020: il mondo è appena uscito ( quasi) da un lockdown globale dovuto a una grave crisi sanitaria. 

Per un articolo interessante che possa dare in riferimento alla situazione attuale, così diversa, si può vedere:

https://www.ilsole24ore.com/art/forum-dell-arte-contemporanea-mercato-italiano-ultima-chiamata-ADRzJyS

oppure una riflessione di Lia Rumma sul lockdown e l’effetto sul mondo dell’arte, aprile 2020

https://artslife.com/2020/04/20/mercato-dellarte-in-quarantena-pensieri-e-previsioni-di-lia-rumma/

 

 

 

 

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CONNESSIONI/ PRADA E L'ESPRESSIONISMO

Giovane donna seduta. Indossa i colori dell’Espressionismo nel suo abito, in strisce gialle e nere, un verde bruciante d’acido nello sfondo e un divano in blu elettrico. C’è fuoco nella stanza, è una sorta di psichedelia del primo periodo, in modo più dark, con una certa dose di malinconia, di spleen, di nostalgia interiore.

C’è un gatto, come in un quadro di Balthus, ma nessuno sguardo sexy, nessuna posa sexy. C’è poesia dentro la stanza, dentro la donna E’ la donna ideale del gruppo, degli espressionisti sognatori che volevano aprire al cuore dll’uomo la bocca.

Prada. Molti anni dopo. Più di cento anni dopo. Non puoi trovare quel fuoco che corrompe e quel tipo di corrosione, ma non sei neanche davanti alla tipica ragazza della moda.

Ti trovi davanti una giovane donna che ha una borsa al posto del gatto, e vedi un raffinato nero al posto di colori urlanti.

Ma è l’ arte che Prada vuole instillare nella mente del suo compratore ideale, con un abito creato per la mente e l’anima, più che come status symbol.

In un sistema dell’arte in cui il marchio è così importante, questa connessione vale in modo particolare perchè vira verso l’espressione di un  modo di essere .

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CONNESSIONI / don't treat me like an object

Molta arte ispira perchè è come una sorta di scommessa : cambia la nostra percezione, è come bussare alla porta, una porta aperta su visioni differenti, differenti approcci all’arte stessa, alla vita, all’identità, alle relazioni.

In questa sezione, un po’ di arte ispirante di diversi artisti, periodi e Paesi. In comune, un fattore molto potente : il pensiero differente.

Patricia Urquiola/Federico Pepe :

non trattarmi come un oggetto, dice la sedia .

Nella relazione con l’essere umano seduto, l’oggetto rivela una sorta di anima. E’ un gioco, una filastrocca scioglilingua, arte concettuale frammista a puro Pop .

Rimanda ai lavori di Pier Paolo Calzolari, alle sue sedie oniriche, in attesa di qualcuno che le occupi e del suo sguardo , l’occhiata fra l’oggetto e l’essere umano che può evocare qualsiasi cosa che si possa o voglia immaginare : attesa, nostalgia, assenza, presenza. Sensazioni, per dirla in breve.

Qui, l’oggetto ha un animo ironico e poetico e invita… all’amore ? alla pietà? a un approccio sensibile ? Di qualsiasi cosa si tratti, è tutto incentrato sul ‘sentire’ l’arte, attraverso la luce del neon, con un pensiero rivolto  al maestro, Bruce Naumann.

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CONNESSIONI/ oltre Pistoletto

Molta arte ispira perchè è come una sorta di scommessa : cambia la nostra percezione, è come bussare alla porta, una porta aperta su visioni differenti, differenti approcci all’arte stessa, alla vita, all’identità, alle relazioni.

In questa sezione, un po’ di arte ispirante di diversi artisti, periodi e Paesi. In comune, un fattore molto potente : il pensiero differente.

Michelangelo Pistoletto scelse stracci affiancati a una copia di Venere classica per celebrare l’Utopia di un’arte nuova: povera, colorata e fuori dal sistema.

Oggi, una massa di materiale gommoso crea colore puro come un totem contemporaneo fatto di materiale ordinario e giocosità.

Arte oltre le frontiere delle regole. Dall’Arte Povera a nuovi artisti, il sogno di libertà è ancora presente. Il sogno di un mondo libero, in cui l’arte possa modificare  la percezione e forse anche dare l’urgenza del cambiamento .

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CONNESSIONI/ annina roescheisen

Molta arte ispira perchè è come una sorta di scommessa : cambia la nostra percezione, è come bussare alla porta, una porta aperta su visioni differenti, differenti approcci all’arte stessa, alla vita, all’identità, alle relazioni.

In questa sezione, un po’ di arte ispirante di diversi artisti, periodi e Paesi. In comune, un fattore molto potente : il pensiero differente.

Dopo la Maternità di Vanessa Beecroft in bianco e nero ( in cui il bimbo è appunto nero), qui abbiamo la brillante Santa Maternità Pop creata dalla brillante, ispirata Annina Roescheisen: un tenero orsacchiotto e colori fauve, selvaggi frammisti a un tocco alla Pontormo/Rosso Fiorentino e michelangiolesco .

Un mix che crea  una nuova, divertente, originale declinazione di un topos visivo per antonomasia.  Dalle Sacre Maternità alla Pietà, a Warhol : arte è creare cose nuove da ciò che ami dal passato, qualcuno sostiene.

I putti sono piccoli giocattoli, pupazzetti sorridenti alla Murakami, in un mix di sacro e profano, anzi sacro e divertente che evoca il meglio dell’arte moderna e postmoderna. Potente e iconico.

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CONNESSIONI/ yves klein

Molta arte ispira perchè è come una sorta di scommessa : cambia la nostra percezione, è come bussare alla porta, una porta aperta su visioni differenti, differenti approcci all’arte stessa, alla vita, all’identità, alle relazioni.

In questa sezione, un po’ di arte ispirante di diversi artisti, periodi e Paesi. In comune, un fattore molto potente : il pensiero differente.

 

Yves, le bleu.

Una ricerca dell’infinito attraverso un pigmento accecante e profondo, una chiave di lettura zen nel mondo occidentale.

Le sue ‘antropometrie’ non sono solo un tributo alla bellezza femminile, ma una danza con l’Universo, una sorta di ‘crystal ship’ dei Doors tramutata da musica ad arte visiva.

E’ la ‘signora elettrica’ di Jim Morrison a colori, l’energia dell’universo dentro una danza mistica fatta di tracce femminili, musica ( ad esempio l’orchestra presente) e carne pura.

E’ materia e anima, pieno e vuoto, visibile ed invisibile.

E’ l’energia della rivoluzione anni sessanta, un lancio nel vuoto (kleiniano) per trovare il pieno .

Rimanda ai cut-outs di Matisse, ma qui non si hanno carte ritagliate e incollate , si ha la performance di corpi imbrattati di pigmento blu Klein che rotolano sulla tela, la carta o altro supporto. La tela è un residuo, il relitto di un’epoca, quella moderna, la memoria  della danza di carne e anima delle modelle.

Blu, oltre.

 

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