L’AURA DELL’ARTISTA nell’arte contemporanea secondo Dal Lago

Spesso ci si chiede : questa è arte ? Non esiste Arte senza AuraCONSULENTE D’ARTE ITALIA  

L’aura è il charisma dell’artista , depositario di un’ idea, prima che di una technè , definizione greca dell’arte ancora valida ma non sufficiente.

Tecnica, ma soprattutto  Idea. In ‘Teoria dell’arte’, Josè Jimenez spiega bene come l’Idea , la Noesis, il processo mentale sia alla base della maggior parte dell’arte novecentesca, sia la vera rivoluzione , più ancora dell’abolizione della prospettiva e della creazione dell’Astrattismo .

Scrive Andy Warhol (guru del Pop e emblema del rischio, secondo Arthur Danto, della fine dell’arte, con la sua ‘Brillo Box’, scatolone da supermercato,  esposta in un Museo,) , in La filosofia di Andy Warhol:

“Alcune aziende erano interessate all’acquisto della mia Aura. Non volevano i miei prodotti, continuavano a dirmi : Vogliamo la tua Aura. …Non sono mai riuscito a capire che cosa volessero, ma sarebbero stati disposti a pagare un mucchio di dollari per averla. Ho pensato allora che se qualcuno era disposto a pagarla tanto, avrei dovuto provare ad immaginare CHE COSA FOSSE”.

No, l’Arte non è morta con la Brillo box” esposta e l’Aura nemmeno, Danto ha ritrattato anni dopo, affermando che si trasforma, come un mutante, ma non muore. Warhol stesso ne parla, di questo mistero dell’Aura d’artista. Dissacrante, ironico e iconico.

Iconico, aggettivo chiave. L’Aura, questa ineffabile essenza d’artista, à la Man Ray o à la Piero Manzoni (quello era il fiato d’artista,  ma sempre di respiro carismatico si tratta ), è sicuramente iconica. Fissa l’immagine carismatica della creatività artistica in un’idea. La Fontana di Marcel Duchamp, i baffi della sua Gioconda, Il Ferro da stiro con i chiodi ( oggetto minacciosamente erotico quanto quotidianamente inutile e pericoloso) di Man Ray, per fare solo alcuni esempi famosi.

Ma a voler bene guardare, il chiodo piantato nel bel mezzo della tela di George Braque  ‘Brocca e Violino’ del 1909-10 era già , oltre che un oggetto vero e proprio parte di una tela bidimensionale (preludio agli oggetti cubisti successivi e soprattutto al salto dalla tela alla realtà tridimensionale di moltissima arte novecentesca e contemporanea), un ‘IDEA, con la sua aura iconica indiscutibile.

Gli esempi potrebbero essere infiniti , fino agli attuali Damien Hirst con le sue provocazioni iconiche fin dagli esordi ,  Jeff Koons con i suoi ‘Puppies’ e via dicendo.

Alessandro dal Lago scrive, nel suo testo illuminante Mercanti  d‘Aura, che l’aura è viva e vende bene.CONSULENTE D’ARTE ITALIA

 

I musei l’acquistano, i collezionisti la desiderano, il pubblico ne resta a volte sgomento, a volte attratto. Vende.

Per noi macchine desideranti, è l’oggetto del desiderio, un possesso materiale che nasconde e svela un possesso immateriale mille volte più potente, perché iconico, quasi divino nel suo pagano trasgredire la tradizione, l’idea di bello e di tutto ciò che era regola  ( technè).

Walter Benjamin ha aperto il varco sul tema della possibilità dell’Aura di sopravvivere all’era della  riproduzione tecnica artistica.

L’alone di unicità che avvolgeva l’opera classica o comunque tradizionale non trovava più corrispondenza nell’arte contemporanea, in cui l’Aura definisce l’attitudine di un’opera d’arte a produrre un dato effetto sul pubblico in termini simili a ciò che appunto in filosofia o sociologia ( si veda Max Weber) viene definito CARISMA .

Movimenti come Dada, Futurismo , Cubismo stavano intaccando ogni pretesa di ieraticità dell’arte, con gli oggetti incastrati sulle tele, poesie come ‘INSALATE DI PAROLE’, de-sacralizzazione dell’immagine e via dicendo .

Si possono affermare tre grandi temi secondo Del Lago sulla perdita dell’aura temuta nel XX secolo 

-l’arte si de-sacralizza, anche per via di un pubblico sempre più vasto a partire dal XIX secolo ;

-questa sorta di de-sacralizzazione è potenziata dalla riproduzione meccanica delle immagini ;

-le Avanguardie, infine, determinano quasi il funerale dell’aura, con le loro ricerche di materiali  e linguaggi che vengono dalla quotidianità. E’ l’esatto opposto di ciò che aveva fatto l’Arte fino a quel momento:  sacralizzare,  creare altari atemporali e non tollerare il transeunte.

In quel momento, con Salons e Musei, il pubblico si divide fra quello privato che colleziona e quello dell’arte pubblica e monumentale.

L’Aura non muore, così come non muore l’Arte ; non scompare ma cambia, si trasforma, evolve

 

L’Aura di un’opera è l’effetto che produce, effetto che muta con il tipo di opera e la tipologia di pubblico .

Aura e Simulacro sono due termini avvicinabili,  nell’arte contemporanea.

Il Simulacro deriva dal latino simulare e significa statua . In realtà, il Simulacro va ben oltre questo.

E’ un ente che  va oltre un ‘Idea.

L’Arte, con la sua aura carismatica, classica o contemporanea che sia, ha sempre realizzato simulacri . Monna Lisa, ad esempio, la celeberrima Gioconda, non è né la vera dama di Firenze né la sua idea, anche se è entrambe le cose. Va però oltre : oltre la realtà e oltre l’idea, unita a noi attraverso quella carismatica particella detta Aura.

Si deve aggiungere un fatto tipico dell’arte oggi : la sua tendenza, come tutto in economia, a diventare BRAND . Un simulacro ‘brandizzato’, sponsorizzato, promosso sapientemente,  ma non per questo meno potente.  Oggi  è il marchio stesso che vuole essere Arte, analizza acutamente Dal Lago.

Foucault, per chiudere questo veloce  excursus sul carisma dell’idea nell’arte specie contemporanea, di cui The Art Time si occupa, ha  ben compreso cosa sia questo Simulacro .

Per lui era la Pop Art  l’Arte emblematica del nostro tempo, non a caso come scrisse anche Arthur Danto  .

Dopo l’Idea nelle Avanguardie storiche, la Pop Art è ciò che di più potente ha rappresentato l’arte di questo tempo, un’arte capace di rendere al meglio il ruolo delle immagini nel nostro immaginario .

Il mondo è visto come una gigantesca raccolta di Simulacri. Sono tutti uguali , perché oggetti di uno scambio universale, e tutti diversi, perché come la vita variano di continuo, una sorta di superfetazione da supermercato dell’arte.

Siamo, oggi più che mai (più ancora che al tempo di Warhol, nel  nostro tempo potenziato con Instagram , Pinterest e social vari) condannati alle immagini, a vivere di esse. Certo ci   resta,  per ora,   la possibilità di scegliere fra loro.

L’Aura sopravvive perché l’Arte diviene sì nel tempo, sempre più mutante, ma in quanto Arte,  permane.

Come il carisma è immateriale, ciò che resta è l’idea, i valori che ci trasmette, non l’oggetto in sé.

L’Arte per questo crea civiltà , sempre.

 

CONSULENTE D’ARTE ITALIA

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