Louis Vuitton e Jeff Koons

Jeff Koons disegna nel 2017 la seconda collezione di borse firmate Louis Vuitton .

L’intersezione fra due mondi sempre più vicini è per la seconda volta dimostrata dalla linea Masters, in cui Koons, tra gli artisti contemporanei più influenti nel mondo dell’arte, sottolinea il legame personale con ciascuno degli artisti omaggiati.

Ha affermato ‘quando qualcuno passeggia per strada o siede in un cafè indossando una di queste borse, sta davvero comunicando l’amore verso l’umanità’ .

Al di là delle affermazioni personali dell’artista dei ‘Puppies’, una collezione di questo tipo sottolinea la tendenza mondiale alla brandizzazione dell’arte e in generale di ogni prodotto di lusso.

Una borsa è un oggetto d’uso che ha un valore aggiunto , quando si tratta di un’icona come Louis Vuitton : prestigio, durata, lusso, eleganza, stile sono tutti simboli che, come direbbe Cassirer a proposito del fatto che siamo animali simbolici,  accompagnano il compratore nella scelta di un prodotto eloquente e riconoscibile come questo.

Da  Boucher a Gauguin, da Manet a Monet, da Poussin a Turner : artisti mito presenti nell’immaginario collettivo arrampicati su borse altrettanto presenti in un immaginario planetario di fashion victims.

Aggiungere omaggi all’arte aggiunge eternità e valori simbolici ad un oggetto che, per quanto durevole e prestigioso, non ha certo a che fare con l’eternità  o l’immortalità di un capolavoro pittorico.

Contro la moda mortifera che cede il passo al tempo, si scelgono opere d’arte che si fanno Pop ma che si intrecciano al design di moda come  in una sorta di yin e yang.

Brand everywhere, è la parola d’ordine. Con il timbro autoritativo ma anche leggiadro delle ninfee di Monet.

 

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